Voluptas dolendi: I gesti del Caravaggio è nato dall’incontro di due tra le personalità di maggior spicco nel panorama della musica e danza antica: Deda Cristina Colonna, danzatrice, attrice e coreografa, e Mara Galassi, arpista. Nella pittura di Caravaggio sopravvivono, fruibili senza la mediazione della prassi esecutiva i gesti di un’epoca, la rappresentazione degli affetti che furono espressi anche nella musica e nelle altre arti. Dopo un’attenta osservazione caravaggesca, le due artiste hanno tratto ispirazione da una serie di gesti che, intesi in senso retorico, collegano le immagini alle originali ed alle pagine di compositori come Monteverdi, Mayone, Trabaci, Laurencino. Lo spettacolo è un atto unico per una danzatrice ed un’arpista basato sulle suggestioni e del-la retorica gestuale dell’arte italiana tra Cinque-e Seicento. Il pubblico percorre un viaggio parallelo alla vita di Caravaggio, illustrato oltre che dal rapporto tra movimento e musica, dai testi recitati e dalle trasformazioni Nelle citazioni caravaggesche i gesti diventano le parole della musica, esprimendone ed gli affetti. Non si parla quindi strettamente di “danza”, ma – oltrepassando la lezione delle fonti – di un accom-pagnamento del tessuto musicale attraverso il movimento nelle sue diverse sfumature, alla stasi. I testi recitati sono testimonianze d’epoca tratte dagli atti dei processi subiti da Caravaggio, dai madrigali musicati da Monteverdi, dai primi commenti degli storici dell’arte.Voluptas dolendi: i gesti del Caravaggio non è uno spettacolo di danza antica, sebbene Deda Cristina Colon-na danzi una gagliarda, una entrata alla maniera di Cesare Negri e la citazione da una celebre passacaille di Pécour; non è un recital d’arpa doppia, sebbene durante l’intera durata dello spettacolo Mara Galassi esegua le composizioni di alcuni dei più famosi autori del Cinque-e Seicento. Con questo spettacolo le autrici hanno inteso iniziare un percorso artistico che sfrutta l’esperienza del repertorio antico come il punto di partenza di spettacoli destinati al pubblico odierno e alla sua sensibilità. Dopo la fortunata resa prodotta dalla Fondazione Marco Fodella, lo spettacolo viene presentato al Festival Monteverdi del Teatro Ponchielli di Cremona in una rinnovata veste teatrale.
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